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Il Cairo, 1 ottobre

Giornata di sport, di grande sport, al Rally del Faraoni. Chi pensava che tutto fosse ormai piazzato sui binari della corsa maturata fino alla penultima tappa, ed ha spento il “televisore”, ha sbagliato di grosso. La speciale conclusiva, tra Baharyja ed il Cairo è stata una grande pagina non solo del Faraoni Made By JVD International, ma dell’intera specialità. Ecco cosa è successo.
Il motociclista Coma era in testa con un buon margine. Alle sue spalle Casteu e Degavardo, separati invece da un margine irrisorio. Un podio tutto da giocare. Poco oltre i cento chilometri dalla speciale di 272 la KTM di Coma si spegne per una panne elettrica, e così quella di De Gavardo. David Casteu potrebbe scommetere forte e puntare all’intero piatto, involandosi e lasciado gli avverari lì, a grattarsi la testa. Ma non ci sta. Si ferma a sua volta, ed è lui che li aiuta a rimettersi in marcia. Dopo il rifornimento Coma, in ritardo di oltre nove minuti, si lancia all’inseguimento e riprende i fuggitivi. Ma la moto si spegne ancora, questa volta “morta”. Arriva Gio’ Sala, ”elettrauto” per caso, e la sua batteria buona passa sulla moto di Coma, che concluderà la speciale al quarto posto ma vincerà la corsa. Il 29enne di Avia, Barcellona, si aggiudica così il secondo rally della carriera, dopo il successo nella prima prova di Campionato del mondo in Argentina. Casteu non solo non ha approfittato di un'occasione irripetibile, ma ha addirittura concesso a De
La gara delle auto, per parte sua, si è conclusa nel pieno rispetto del copione scritto in sei giorni da Stephane Henrardt. Il Suo buggy motorizzato Volkswagen è risultato imprendibile, ed il belga ha guidato per sei giorni sulle difficili e durissime piste del deserto egiziano limitando al massimo i rischi. Sul finale ha anche lasciato spazio (ma non troppo) agli avversari. La tappa conclusiva, per esempio, è andata al russo Ivanov, che a Siwa ha addirittura rischiato di non finire la gara ed al Cairo è salito sul terzo gradino del podio. Giusto alle spalle dell’ungherese Palik, pilota dalla guida meno “appariscente” ma, evidentemente, più redditizia.
Dietro al francese Jordan, quarto, la Isuzu di Edi Orioli. Il fuoriclassse di quattro Dakar in moto si sta dimostrando un autentico talento anche con il volante in mano. Eppure la gara del friulano era solo un’occasione importante per portare avanti lo sviluppo della D-Max che parteciperà alla prossima Dakar. Orioli, nella tappa conclusiva, è stato finalmente "autorizzato" a spingere, è riuscito a sbarazzarsi di un altro avversario ed a concluso al quinto posto. Un risultato che ha del sorprendente, se si pensa che l’obiettivo di questa partecipazione era concentrato attorno all’effettuazione di una serie di test, e che dunque a macchina ed equipaggio non si chiedeva altro che di concludere la gara. Alla luce dei presupposti, il risultato è da ritenersi sensazionale. Più del risultato, che è dunque da considerarsi un "valore aggiunto", è importante rilevare che la nuova meccanica, inpreparazione per la nuova macchina, è andata benissimo. saranno contenti anche i "clienti" del D-Max, poichè si tratta dello stesso motore che equipaggerà i pick-up Isuzu "model year" 2006.
Il Rally: il Faraoni 2005 è stata una grande corsa, difficile, dura per piloti e veicoli. Molto “navigata” in fuoripista, la “sei gioni” egiziana ha attraversato luoghi bellissimi. Tutto liscio fino all’ultimo chilometro di speciale. Un appuntamento di Camionato del Mondo che è cresciuto rapidamente, e che quest’anno è stata una delle corse più riuscite e con il maggior numero di partecipazione. Non fossero successi in Egitto tutti quei guai che tendono a dissuadere i “viaggiatori”, probabilmente avrebbe potuto essere la gara dei record. Peccato, ma peccato soprattutto per quelli che non c’erano, che non sanno quello che hanno perso. Il Mondiale, adesso, si sposta a Dubai, a novembre.

Arrivederci.
pb
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Baharyja, 30 settembre.

Tutto insieme il Rally dei Faraoni corre velocemente verso il suo epilogo. Lasciate alle spalle le dune attorno all’Oasi di Siwa, la corsa ha acquistato velocità, ed anche una certa impazienza di tornare davanti alla sfinge per il responso definitivo. Anche se non sembra possibile che il risultato acquisito nei cinque sesti di gara possa cambiare, la tensione derivante dall’altissima probabilità di un imprevisto, caratteristica di tutte le corse, ma soprattutto di quelle africane, sembra farsi sentire.
Questo accade soprattutto nella gara delle moto, perchè quella delle auto non si scompone. E' movimentata nelle retrovie ma solidamente in mano a Stephane Henrardt per quanto riguarda il successo. Il pilota-costruttore belga ha tirato i remi in barca, e fa “rullare” il suo buggy motorizzato Volkwagen ad andatura ridotta. Si limita a controllare la gara e lascia sfogare gli avversari per le posizioni di rincalzo. Ma poi gioca al gatto con il topo, perchè all’ultimo momento allunga a va avincere anche la Sitra-Baharya, seppure sul filo di lana davanti al fracese Jordan, rivelazione della seconda parte del Rally, ed all’ungherese Palik. Classifica generale cristallizzata sul podio di Henrardt, Palik e del russo Ivanov che ha avuto una bella fortuna a vedere annullata l’ultima parte della tappa che portava a Siwa.
Tappa di transizione per Edi Orioli, migliore degli italiani, alla guida della Isuzu “laboratorio”, ultimo step di sviluppo della macchina con la quale il friulano ha disputato la scorsa Dakar prima del debutto della nuova D-Max in preparazione per la prossima. Orioli ha preferito non prendere alcun rischio nella tappa di oggi, prevalentemente molto veloce, tanto che all’arrivo a Baharyja scende di una posizione in generale, dal sesto al settimo posto. Domani cercherà di riprendere la poszione, ma solo, ha detto, se il percorso dovesse rivelarsi navigato o difficile tra le dune.
Marc Coma, con la KTM ufficiale del Team KTM Repsol, continua ad avanzare nella sua marcia trionfale, apperentemente solo in parte infastidito dalle scosse che i suoi avversari cercano di dare alla corsa. I suoi due inseguitori, David Casteu e Carlo Degavardo, sono compagni di Marca e buoni amici, ma sono divisi dai consueti interessi di Sponsor, e nessuno di loro è disposto a piantarla li.
Alla fine, però, Coma, Casteu e De Gavardo hanno concluso la Sitra-Baharyja nell’ordine, cioè nell’identica posizione che occupano nella classifica generale ad una tappa dalla fine della corsa. Nove minuti tra Spagnolo e Francese, ma meno di uno tra il francese ed il cileno. Sarà, questo è certo, battaglia fino all’ultimo chilometro, almeno per il secondo gradino. Chi invece non se la prende più di tanto è Giovanni Sala, che si accontenta del quarto posto.
270 chilometri alla fine, poi il sospirato podio alle piramidi di Giza.

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Sitra, 30 settembre,

a due giorni dalla fine dell’ottavo Pharaons la tappa più lunga del Rally: 410 chilometri, con la speciale di 400, anch’essa la più lunga. Sabbia, sabbia, sabbia. Una tappa interamente nel fuoripista sahariano, con i cordoni delle famose Dune Cattedrale da superare. Una volta questo luogo era ritenuto ineccessibile, rispettato e temuto come tutte terre inesplorate. Oggi è lo scenario della quarta tappa di una corsa, il Pharaons, che delle sue giornate difficili ha fatto la sua bandiera. Ancora molto caldo, ma soprattutto molto impegno psico-fisico richiesto ai piloti per lasciarsi alle spalle Siwa e raggiungere Sitra, a mezza strada tra Baharyja e l’Oasi di Cleopatra.
Parziale colpo di scena nella gara delle moto. Ed ancora una volta è la “tecnologia” che mette in crisi un risultato in un primo momento favorevole a Marc Coma, peraltro tutt’ora al comando della gara. Intorno al 60mo chilometro, un waypoint “elettronico”, fornito nella lunga lista dei punti da raggoingere in successione e registrati nella memoria del GPS. Coma e Casteu passano larghi, e non si accorgono della digressione. Sala e Degavardo tornano sui loro passi, fanno trenta chilometri in più, e “prendono” il timbro virtuale. Jordi Duran, intanto, tutto da solo, non commette errori e va a vincere la sua prima speciale e la prima tappa di un rally africano. Nessuna rivoluzione nella generale provvisoria, ma i distacchi si sono compattati per cui adesso Coma dovrà guardarsi le spalle dall’attacco del cileno De Gavardo, campione del mondo per la categoria fino a 450cc.
La gara delle auto, invece, era stata ridiscussa già in serata, con la neutralizzazione dell’ultima parte della tappa di Siwa per il problema di malfunzionamento dei GPS, e la conseguente riammissione di un certo numero di equipaggi che non erano riusciti a concludere la tappa. Oggi si è ripreso con una nuova classifica, nella quale comparivano, tra gli alri alle spalle del leader Stephane Henrardt, il russo Ivanov e, più distanziato, anche il nostro Traglio.
Henrardt, forte del suo vantaggio di oltre mezz’ora, ha preferito rallentare l’andatura, soprattutto nei 200 chilometri finali che non erano stati ispezionati dai rigognitori e che presentavano diverse situazioni potenzialmente pericolose. Il belga si è “accontentato” del terzo posto e la tappa è andata al francese Jordan. Primo degli italiani ancora una volta Edi Orioli, con la Isuzu D-Max, che ha chiuso all’ottavo posto e che occupa la sesta piazza nella classifica generale assoluta.
"Queste sono le tappe "vere" di un rally africano: lunghe, difficili, con molta navigazione e molta tecnica di guida per venire a capo del labirinto infernale di dune che abbiamo attraversato oggi. Guidare per tanti chilometri e tantte ore in quell'oceano di sabbia è stato un piacere superiore, una meraviglia. immeginate di "surfare" con la macchina, saltando da una duna all'altra. E ad ogni salto la preoccupazione di non riuscirci e, subito dopo, il piacere profondo i esserci riusciti".
Domani la gara ritorna a Baharyja, coon la quinta tappa, la penultima.

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Siwa, 28.09.05

Jacky Ickx, uno dei tre “soci fondatori” di JVD International, lo aveva detto ieri sera al briefing, a tutti i piloti riuniti sotto il tendone del bivacco per ascoltare le istruzioni per la tappa di oggi: “Quello che avete visto sino ad oggi è solo l’inizio. Adesso cominciamo a fare sul serio. Volevate sabbia e dune? Siete accontentati. Preparatevi perchè la Sitra-Siwa non sarà uno scherzo!”. E non lo è stato davvero, uno scherzo. Sabbia all’inizio, con le prime dune, una lunghissima pietraia scassa-gomme, tanto fuoripista e, per finire, un “assaggio” delle Dune Cattedrale, le più difficili, ma anche le più belle, del deserto egiziano. Oggi i cordoni sono stati lambiti, lasciando che il “bello” arrivi domani, nella quarta tappa del Faraoni 2005.In questo contesto, i 360 km della prova speciale di oggi sono stati un vero e proprio rebus, soprattutto per coloro che sono incorsi in incidenti o problemi tecnici. Il problema più grosso è stato il superamento di alcune dune “tagliate”, il cui versante nascosto, cioè, cade a piombo, rappresentando per chi spraggiunge, il vuoto assoluto. Numerosi i “parcheggi sul tetto”, per fortuna senza conseguenze “fisiche” per gli occupanti delle vetture, ma la classifica delle auto, stasera, appare in parte sconvolta. In testa, infatti, resta il belga Stephane Henrardt, che ha vinto anche oggi e che consolida la propria leadership. Ma alle sue spalle sono scomparsi Sukhovenko ed il nostro Traglio, che si era comportato molto bene sino alla tappa di Sitra. L’ungherese Pavlik rimane saldamente al secodo poso, ma per il terzo posto del podio sono adesso in lizza anche il francese Jordan ed il nostro Edi Orioli, protagonista di una tappa moto assennata e redditizia. Ecco il commento del friulano:
“Non avendo particolari ambizioni di classifica certamente ho preso meno rischi di tutti, ma è anche vero che per quanto piano uno voglia andare, per risalire e superare un cordone di dune, e poi un altro, ed un altro ancora, bisogna tenere un buon passo e, soprattutto, avere un ritmo costante ed “allegro”. È quello che ho cercato di fare. Abbiamo anche forato in prossimità del secondo controllo di passaggio e, per cambiare la ruota e recuperarne un’altra all’assistenza, sicuramente concesso una diecina di minuti ai nostri avversari. Poi, al bivacco, scopro che il risultato di oggi ci proietta al quarto posto assoluto. Inutile dire che la D-Max va moto bene, che il nuovo motore ci consente di procedere in scioltezza, e che molti dei concorrenti hanno incontrato un mare di problemi in questo... mare di dune. Se però me lo concedete, metterei al primo posto, tra i risultati ottenuti oggi, quello del grande piacere che si prova a disputare una tappa come questa, tutta in mezzo ad un paesaggio che non capita di attraversare tutti i giorni. Morale: una giornata da incorniciare, per la gara, per la macchina e per il risultato”.
Giornata di suspence per la gara delle moto, dominata dalle KTM di Marc Coma, David Casteu e Carlo De Gavardo, oggi nell’ordine al traguardo di Siwa. Un “interessante” problema tecnico-informatico-elettronico ha creato una grande incertezza all’arrivo a Siwa. Molti dei concorrenti sono stati, infatti, indotti in errore dal cattivo funzionamento del GPS e, credendo di essere fuori dal “corridoio elettronico” imposto dallo strumento, hanno finito per attraversare... orti e giardini in mezzo alla città delle vacanze di Cleopatra. Va da sè che la giornata si è prolungata tra reclami, controlli e discussioni, con un certo numero di penalità attribuite, poi annullate. Alla schiarita, comunque, non cambia molto in testa alla corsa. Marc Coma, prima guida del Team KTM Repsol, conduce con buoni cinque minuti di vantaggio.
Giro di bora, domani il Faraoni 2005 affronta il lento e difficile ritorno verso il Cairo. Come promesso, domani è la volta delle Dune Cattedrale. Ed è tutto dire...

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Sitra, 27.09.05
Così vanno le cose: un tubo che pesca acqua in un pozzo profondo si rompe, e si forma una pozza, poi un piccolissimo lago. Tutto attorno non c’è nulla, assolutamente nulla se non la sabbia del deserto egiziano, ma è quanto basta per definire il punto cospicuo di un luogo, rilevarne le coordinate e dargli un nome: Sitra. Ed è qui che so conclude la seconda tappa del Raly dei Faraoni. Un giorno in meno di gara rispetto alla media degli scorsi anni, ma l’edizione del 2005 non risparmia sul “peso”. La gara è dura, molto faticosa, e dopo due giorni la compagine è già assottigliata. Ritiri dovuti ad incidenti, per fortuna senza conseguenze per i piloti, defaillances tecniche, spossatezza. Sì, perchè il gran caldo continua a ietere le sue vittime, partecipanti non preparati alla scossa termica di un rally africano che si corre ancora in pena estate sahariana.Il Ritiro del giorno è quello della “star” del Rally, DJ Ringo, in corsa con una KTM della filiale italiana della Marca austriaca. Ringo è caduto tre volte nel corso della tappa, l’ultima volando giù da una duna e lussandosi la spalla sinistra. Il DJ, autentico appassionato delle due ruote, era entusiasta del Rally e della sua partecipazione, felice di aver intrapreso questa avventura, quella della sua prima volta in Africa. Ringo è dispiaciuto, ma non insoddisfatto, anzi. Ha deciso che continuerà fino alla fine della corsa, su un camion di assistenza, su una auto stampa. Dove e come capita. Vuole vedere fino in fondo cos’è “questa Africa”.Intanto la gara continua a produrre risultati di rilievo sul piano agonistico. A vincere la gara delle moto è stato Carlo De Gavardo. Il cileno ha sfruttato in pieno l’ordine di partenza della seconda tappa, che costringeva il leader della classifica generale, lo spagnolo Marc Coma, ad aprire la pista in un tratto iniziale molto navigato.La gara delle auto, invece, ha vissuto sulla corsa solitaria del belga Stephane Henrardt, alla guida del suo collaudao Buggy a due ruote motrici motorizzato Volkswagen. Alle sue spalle ancora l’ungherese Palik, al terzo la prima sorpresa della giornata, Maurizio Traglio, tornato alle corse dopo una lunga pausa. All’ottavo posto assoluto la Isuzu D-Max di Edi Orioli, quattro volte vincitore della Dakar in moto. Il friulano, che non forza minimamente si stupisce, al termine della tappa, del proprio risultato: “Siamo in gara per testare il nuovo materiale in vista della Dakar, soprattutto il nuovo propulsore che equipaggerà le vetture di serie il prossimo anno. L’imperativo di questa partecipazione è la conclusione della gara, senza nessuna ambizione di classifica. Per questo non mi lascio influenzare dall’entusiasmo della corsa in nessuna circostanza, neanche in quelle che mi sono favorevoli come i tratti molto guidati o navigati. È evidente che il fatto che la macchina va molto bene non è soltanto una sensazione.Domani il Rally si porta all'estremo Ovest del suo tracciato, raggiungendo l'Oasi di Siwa.
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26.09.2005
Baharyja, Lunedì

Dopo due giorni di attesa e di verifiche tecniche ed aministrative al Cairo, finalmente ecco disputata la prima tappa dell’ottavo Rally dei Faraoni “by” JVD International, la società italiana che ha ripreso in mano la corsa egiziana per rilanciarla definitivamente.50 Motociclette al via, poco meno le auto, e sei tappe da disputate prima del rientro, sabato prossimo, tra le piramidi di Giza, da dove la corsa è partita questa mattina. Oltre 2.200 chilometri di prove speciali, ed il deserto libico fino all’oasi di Siwa da conquistare in una fornace di calore, tra dune, piste veloci, sassi e difficoltà di ogni genere ed intensità. Ma questi sono i rally africani: mai una passeggiata. Il Faraoni è prova di Campionato del Mondo, per le moto da sempre, e per la prima volta anche per le auto. Uno sforzo organizzativo notevole, per il quale gli organizzatori, sotto pressione da un anno, non sono stati ripagati per quanto meritano. L’incidente terroristico di Sharm ha lasciato il segno anche sullo sport, e squadre come Mtsubishi o Volkswagen hanno preferito rimanere a casa. Questo non toglie che il “plateau”, il “vassoio”, sia ricco di primizie e di leccornie. Moto ed auto sono rappresentate ad altissimo livello. C’è la squadra KTM Repsol, forte del campione iberico Marc Coma e del pluri campione Gio’ Sala. Il Cileno De Gavardo, che ha onorato l’impegno pur essendo già Campione del Mondo 2005. Tra le auto Stephane Henrardt, tornato al volante del suo Buggy, lo squadrone Nissan, plurirappresentato dai Team Dessoude e Promotech, e si assiste al ritorno della Isuzu, che aveva debuttato nei rally africani alla scorsa Dakar. Il pick-up D-Max è condotto ancora da Edi Orioli, che porta avanti lo sviluppo della macchina, ora dotata del propulsore 3.000cc da 200 CV, in preparazione per la prossima edizione della Dakar.La prima tappa del rally, come consuetudine, è di “riscaldamento”. 300 chilometri tra il Cairo e Baharyja, ma nessuna difficoltà particolare di “terreno”. Poca o nulla la navigazione, pochi, o nulli, gli ostacoli ed i tratti sabbiosi da superare. Il “nemico” dell’inaugurazione dell’ottava edzione del Pharaons è il gran caldo. Sempre oltre i 40°C l’indice del termometro, i piloti, tutti, hanno fatto fatica ad acclimatarsi. numerosi i ritiri per disidratazione. D’altra parte, passare dal bordo della piscina al deserto libico non è cosa che possa essere presa sotto gamba, ed i meno preparati se ne sono accorti.Risultati. A vincere la tappa delle moto è stato lo spagnolo Marc Coma, che ha preceduto sul traguardo di Baharyja il cileno Carlo De Gavardo ed il francese David Casteu. Quarto Sala.Tra le auto ha vinto il buggy motorizzato Volkswagen di Henrardt. Alle spalle del belga gli equipaggi ungherese di Pavlik e russo di Sukhovenko, entrambi su Nissan. Maurizio Traglio,”patron” di Tecnosport, è tornato alle corse ed ha chiuso all’ottavo posto.Due belle sorprese, nella giornata di apertura del Pharaons. Le promettenti performance di un motociclista e di un equipaggio auto. Il motociclista è la “star” della corsa, DJ Ringo, e l’equipaggio auto è quello ISUZU D-Max di Edi Orioli, il più noto “Dakariano” italiano, al cui fianco c’è, in qualità  di navigatore, l’amico motociclista Mauro Sant. Il loro nono posto assoluto è assai eloquente, in quanto l’ordine di scuderia della squadra era... rodaggio. Della macchina, con il nuovo motore, dell’equipaggio, in parte nuovo, della struttura, nuova del tutto.Domani il Faraoni si porta a Sitra. Non si tratta nè di una città nè di un villaggio. È un punto geografico in mezzo al nulla del deserto agiziano. 
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22.09.2005
Team ISUZU Clay Regazzoni
Pharaons 2005
il Team ISUZU Clay Regazzoni "laboratorio" al Pharaons 2005

Cerea (VR), 22.09.05.

Un successo al debutto della Dakar 2005, poi una lunga pausa di... lavoro e, per l'edizione 2005 del Pharaons Rally, è pronta la macchina con cui il Team ISUZU Clay Regazzoni procede nella marcia di avvicinamento all'edizione 2006 della più importante maratona africana.

Sarà ancora Edi Orioli, quattro volte vincitore alla Dakar, con al suo fianco in qualità di navigatore Mauro Sant, che porterà al Rally dei Faraoni la stessa macchina utilizzata alla Dakar 2005, (il pick-up ISUZU D-MAX) ma con una grossa novità. Il D-Max numero 222 sarà equipaggiato con un nuovo propulsore da 3000cc turbodiesel con intercooler.

In attesa della nuova vettura in allestimento presso l'atelier del francese Don Foster, il progetto segue il suo sviluppo con la prevista partecipazione al Rally dei Faraoni, adatto per il periodo in cui si svolge e per le sue caratteristiche di percorso, con molta sabbia ed elevate temperature atmosferiche.

Il Team ISUZU porterà al rally egiziano, oltre al D-Max in gara, un camion  MAN 6x6 con funzione di assistenza, sul quale viaggeranno Toni Guido, responsabile tecnico del progetto dakar 2006, e due meccanici.

Come in occasione della Dakar 2005, nessuna strategia agonistica particolare. Solo l'imperativo di portare a termine un test assai probante per il nuovo propulsore da 200 cv. Il Rally dei Faraoni, infatti, con le sue sette tappe per un totale di quasi tremila chilometri, è uno dei più duri del panorama RALLY RAID.

Dal 25 settembre al 2 ottobre, dunque, Test finale per auto ed equipaggio.

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